ANTICHI SUONI
Questo racconto è tratto da una storia vera, ho semplicemente cambiato i nomi delle località e dei personaggi.....ma prevalentemente le dinamiche sono quelle reali. I due pastori sono di due paesini della Sardegna centrale, Gavoi ed Escalaplano.
Due soldati camminano lungo la rete periferica di una caserma militare, siamo negli anni 90, quindi il sevizio di leva obbligatorio è ancora il maggior serbatoio da cui si attingono i soldati dell'italico esercito. Camminano ad una distanza di qualche metro l'uno dall'altro, incolonnati, come da regolamento i due non parlano, l'equipaggiamento quello d'ordinanza, fucile, un caricatore di munizioni da 20 colpi innestato nell'arma ed uno nella tasca della giuba della mimetica, elmetto in testa, baionetta nel cinturone, il primo porta a tracolla una grossa torcia a batterie, il secondo una ricetrasmittente per collegarsi al corpo di guardia. Le regole della guardia sono poche: bloccare ed identificare chiunque si incontri, ma soprattutto chiunque cerchi di entrare all'interno della caserma.
Sotto il chiarore della luna di una notte di ottobre continuavano a procedere verso l'ala nord della recinzione, infatti gli ordini erano chiari: “raggiunta l'ala nord alle ore 22.00 aspettare l'arrivo delle altre due guardie per il cambio”.
Una volta arrivati nel punto prestabilito, intravidero le sagome dei due soldati della guardia smontante, uno era seduto e fumava, l'altro in piedi giocava con la torcia, l'accendeva e la spegneva , parlavano, accorgendosi del loro arrivo, quello seduto buttò la sigaretta e schizzando in piedi urlò: “chi va la?!”, l'altro lo imitò e come un eco ripeté: ”chi va la”?!
Il primo dei due militari della guardia montante rispose -cambio della guardia!
-“Parola d'ordine”
-“Attila”!- Aggiunse
-Siete solo voi due?-
-Si solo noi-
Una volta vicini i militari scherzarono un po' assieme, poi i due che smontavano salutarono gli altri due e abbandonarono il punto d'incontro.
Piras- Ehi Boi ma che ore sono?-
Boi- Piras ti ho già detto che non posiamo parlare, comunque sono le dieci e cinque minuti.-
I due continuavano a camminare ed il loro passo sembrava ritmato dall'abbaiare di un cane che il vento portava tenue.
Piras- Certo che in questa caserma la notte si sta bene, siamo proprio in mezzo alla campagna.-
Boi- Basta devi stare zitto, se viene il controllo e ci becca parlare siamo fritti, non voglio essere punito, poi tu sei un mese che non esci da questa caserma in libera uscita, non ti basta?-
Piras- Libera uscita? Possono tenermi anche per tutta la naja qui dentro...libera uscita?....quell'uscita per me non ha niente di libero!! Ce la danno perché non vogliono che diventiamo matti e poi ci devono congedare, mi! Fatte da bravi altrimenti niente ora d'aria, per me è come una prigione e se prigione deve essere, prigione sia! Tanto passa.-
Boi - Sei proprio fuori di testa, però un po' hai ragione!-
Piras- Senti ma secondo te perché ci mettono sempre assieme?-
Boi- Credo che lo sappia bene-
P- Perché siamo gli unici sardi delle caserma?-
B- Anche per questo, ma, secondo me perché sono l'unico con cui non ti azzuffi dopo dieci minuti, poi parli solo il sardo e se non sono con te avresti bisogno di un interprete.-
P -Interprete?! Vaffanculo Boi! Se voglio, mi che l'italiano lo parlo bene, io non lo volevo fare il militare, avevo da seguirmi le bestie, mio padre non sta bene e io servivo tanto a casa, ora ci va mio fratellino piccolo, che per questo non va più a scuola. Non voglio che vada alle pecore, almeno non ora, quando aveva finito la terza media voleva venire con noi e mio padre gli aveva detto quello che disse a me: “vai a scuola, poi dopo che sei studiato vieni con noi se vuoi”, io già non lo avevo ascoltato, ma già me ne sono pentito, poi quando eravamo soli già glielo ho detto: “mi di andare a scuola che non ti deve prendere in giro nessuno, come fanno con me o con babbo”. Meno male che già mi ha ascoltato, ma mi che gli voglio bene a mio fratellino, mi! se lo vedi è proprio un ometto, non sembra che c'ha sedici anni, munge già come un vero pastore, conosce le bestie bene e le sa trattare proprio, poi i professori dicevano che era bravo davvero a scuola.-
Boi- Evidentemente ha avuto buoni insegnati in campo e a scuola.-
Piras- Quello si, babbo è forte davvero con le pecore, ma più che altro è che ce l'ha nel sangue, il mestiere, Giacomino.-
Boi- Non devi preoccuparti anche io prima di diplomarmi mi ero fermato un anno per fare il pastore a tempo pieno, quando poi sono tornato a scuola mi sono impegnato davvero.-
Piras- Quando torno vedrai che anche lui andrà di nuovo a studiare e dopo il diploma andrà all'università, dice che andrà a Sassari a Scienze Agrarie.-
Boi-Vedrai che andrà tutto bene, devi solo cercare di non farti arrestare più. Ti mancano solo quattro mesi.-
Piras- Quattro mesi e dieci giorni che mi hanno aggiunto per la rissa in caserma.-
Boi-Giusto che ti hanno dato altri dieci giorni di rigore.-
Piras- Tenè, ma mi che io mi sono solo difeso mi!-
Boi- Lo so Piras, ti ho già detto che non sono ancora tenente, mi manca ancora una settimana , sono solo un allievo ufficiale, quindi chiamami Efisio, o se preferisci Boi, poi anche quando prenderò i gradi quando saremo soli chiamami per nome.
Piras- Tenè sei proprio una brava persona, vorrei tanto che mio fratellino diventasse come te.-
In lontananza si udiva sempre più forte l'abbaiare del cane al quale si aggiungevano suoni metallici.-
Boi- Sai che hai ragione, è proprio un bel posto qui Piras, c'è una pace che mi ricorda tanto la nostra terra . Lo senti? Si sentono dei campanacci in lontananza.-
Piras- E' vero, devono essere pecore.-
Boi- E si, proprio pecore.
Senti.... ma...è da un po' che ti volevo chiedere una cosa, perché ti hanno arrestato prima che ti mandassero in questa caserma? Prima eri in Sardegna?-
P-Si ero in una caserma di Cagliari, quando sono rientrato a casa, in licenza, sono andato al bestiame, stavo passando con le pecore vicino al ruscello, sono entrato nei cespugli per pisciare...e non c'erano due carabinieri nascosti lì, mi hanno messo subito le manette e mi hanno portato in caserma arrestato.
Boi comincia a ridere divertito, ma vedendo la faccia seria di Piras, dopo essersi ricomposto, con tono serio gli dice: la gente non si arresta perché piscia nei cespugli...
P (sempre serio)- E invece a me mi hanno arrestato, anche prima che iniziavo a pisciare, mi!
Boi comincia nuovamente a ridere e aggiunge: scusa Piras ma non è credibile come storia, per arrestare una persona ci vuole un reato, o quanto meno la presunzione di reato
P- Presunchè?
Boi- Insomma devi aver fatto, o loro devono essere convinti che tu abbia fatto qualcosa di più grave di una tentata pisciata campestre, no?-
P- Lampu che li fulmini, loro già erano convinti di altro!-
B- Appunto!-
P-Siccome che nel ruscello del confine del nostro terreno c'erano piantine di marijuana, loro dicevano che erano mie, eh... arrestato mi hanno!-
B- Ma ti hanno processato?-
Piras sempre serio rispose animatamente come se stesse ripetendo una filastrocca
P- “Processato per direttissima e condannato con la condizionale!” Ma tutto il paese lo sa che io non centravo niente, alla giustizia gli serviva uno da mettere in prigione, uno scemo come me che con le parole non è buono a difendersi, l'avvocato mi ha detto che se patteggiavo mi rilasciavano subito...e così ho fatto, ma mica l'ho capito cosa è questo patteggiare....mah..-
B-Vuol dire che hai ammesso che la piantagione era tua.-
P- Ma io quello non l'ho mai ammesso! Anche perché non erano mie, davvero mi!-
Boi sorrise e lo guardò teneramente
B- Ho capito.-
P- Dopo il processo mi hanno riportato, in caserma, il capitano sapeva già tutto e mi ha detto che mi avrebbe spedito in Puglia, così sono arrivato qua.-
B- Ti hanno voluto finire di punire!-
P- Ma già ci sono riusciti. Tenente, scusa, Boi lo senti il suono? Bello. Il pastore di queste pecore ci sa fare coi campanacci.-
B- Eh si.-
P- Somiglia tanto al suono dei campanacci delle nostre pecore.-
B- Magari sono di un pastore sardo, ce ne sono tanti in giro per la penisola.-
P- No, somiglia al suono delle pecore di babbo!-
B- Eh...la nostalgia tira brutti scherzi Piras.-
P- Boi, e a te ti mancano le tue pecore?-
Boi guardando nel vuoto abbozzò un sorriso, poi abbassando lo sguardo annuì timidamente.-
P- Ma almeno tu sei tranquillo per chi te le sta custodendo, sei fortunato che tuo fratello ha solo un anno in meno di te.-
B- Di sicuro per la gestione non ho preoccupazioni, il fatto è che vorrei essere a casa ora e anche io avrei evitato di farlo il militare se avessi potuto.-
P-Ma almeno tu stai per diventare ufficiale e ti pagano bene....anche se poi non esistono i soldi per pagare la libertà che abbiamo nei nostri pascoli.
Boi, ma ci hai mai pensato di rimanere nell'esercito?-
B- No mai.-
P- Che strano però, la maggior parte dei ragazzi del mio paese lo sognano il posto che hai tu e invece noi stiamo contando i giorni che ci mancano a rientrare a casa .-
B- Infatti noi due non siamo la maggior parte, noi siamo quelli che più va male e più si legano alla propria terra, che la difendono senza compromessi, siamo quei figli di Sardegna che credono in una vera rinascita.-
P- Tenè, tu dici parole che sono come il miele...vedi perché a Giacomino gli dico che deve studiare, io anche ce le ho dentro queste cose, però non le so dire. A proposito di miele, le api chi te le segue?
B-Un amico-
Il rumore dei campanacci fu sempre più forte, sotto il chiarore della luna cominciarono in lontananza ad intravvedersi delle sagome bianche, era un gregge di pecore, gli animali brucavano avidamente, alcune pecore, ignorando i due militari, brucavano vicino alla recinzione metallica della caserma. Quando Piras fu vicino ad una delle pecore si avvicinò ancora di più alla rete e fissando l'animale fecce schioccare ripetutamente la lingua sul palato, poi emesse un fischio tenue( quello che i pastori sardi emettono per tranquillizzare le pecore).
P-beni, be, be ...Pibarè, beni, be, be .. Pibarè.
L'animale lo guardò e non ne rimase spaventato, anzi timidamente si avvicinò al militare e cominciò a belare, improvvisamente a quel belato, come per magia, se ne unirono altri, il gregge si compattò vicino alla recinzione, Piras prese la torcia in mano e una volta accesa, con gli occhi lucidi, cominciò a chiamarle una per una.
P- Pibaredda, Nui, Atza, Lucidedda, Alluta.-
Boi, Boi... sono le pecore di babbo, le devo bloccare.-
B- Come fanno ad essere qua? Non può essere, siamo in Puglia, non può essere.
Calmati Piras, c'è il mare che ci separa dall'isola, come fanno ad arrivare qui se le tue hai detto che sono a casa, le pecore non volano.-
Piras si avvicinò a Boi, lo tenne per le spalle e fissandolo negli occhi gli disse: quelle sono le mie pecore, questa è l'unica cosa che so! Le devo bloccare! Se vanno via non le trovo più.-
Piras abbandonò torcia e fucile per terra, con uno scatto felino si avvicinò alla recinzione e tentò di scavalcarla ma Boi lo fermò tenendolo per un braccio.
B- Nanni ti prego, non puoi abbandonare la guardia, ti arresteranno.-
P- Ma quelle sono le pecore di babbo!-
B- Nanni, se vuoi riportare le tue pecore a casa devi ascoltarmi e fare come ti dico, fidati. Ora chiamo il corpo di guardia e ci facciamo dare il cambio, dopo chiamiamo i carabinieri, con loro cerchiamo il gregge per bloccarlo e per trovare anche chi te le ha prese, ma ti prego non farti rovinare da loro e dalle loro assurde regole. Non abbandonare l'arma altrimenti le tue pecore a casa non ci tornano e anche tu se ci torni sarà tra qualche anno.-
Piras obbedì, scese dalla recinzione e raccolse torcia e fucile, nel frattempo Boi chiamò il corpo di guardia.
B- Tigre 2 a tigre 1, passo. Tigre 2 a tigre 1 passo.-
Corpo.Di.Guardia- Tigre 2 qui Tigre 1 avanti.-
B- Chiedo sostituzione della guardia per problema serio, passo.-
C.D.G.-Che cazzo è successo Boi, ci sono feriti?-
B- Ripeto tigre 1, chiedo sostituzione immediata per problema serio, no feriti, siamo all'altezza della seconda garitta, passo.-
C.D.G.- OK tigre 2, ma prima devo avvertire il sergente ed il capitano, passo.-
B- No cazzo!Senti caporal maggiore prima mi mandi gli uomini poi avverti chi cazzo vuoi, passo.-
C.D.G. -OK tigre 1, ma la responsabilità te la prendi tu, passo.-
B- Va bene tigre 1 la responsabilità è tutta mia. Passo e chiudo.-
Piras- Ma questi sono tutti malati di mente, hanno in testa sempre questa cazzo di responsabilità.-
In pochi minuti arrivarono il sergente e i due uomini per il cambio. Boi provò a spiegare loro cosa era successo, ma nel vedere la faccia perplessa del sergente capiva che era inutile parlare con lui, mentre continuava a parlare sopraggiunse il capitano, il quale era vistosamente alterato.
Capitano- Boi, dimmi che hai un cazzo di motivo serio per aver messo in agitazione l'intera caserma.-
B- Vede capitano qui fuori ci sono le pecore di Piras, credo che sia necessario chiamare i carabinieri, per poterle identificare e rimandarle in Sardegna.-
C- Cosa? Ma ti sei bevuto il cervello? Pecore di Piras, ma non è che stare con lui ti ha inquinato il cervello? Se non riprendete immediatamente il turno di guardia vi schiaffo tutti e due in gabbia, chiaro?-
B- Signor si! Ma vede Capitano.... -
C- Che cazzo fa allievo polemizza?-
B- Signor no! Comandi.-
Sentendo questo Piras buttò il fucile per terra e si arrampicò nuovamente sulla rete, Boi lo afferrò e lo placcò, subito il capitano urlò: bloccatelo e arrestatelo!
Gli altri militari lo finirono di immobilizzare e lo buttarono a terra.
Boi- Non fattegli del male.-
Piras sembrava un leone, anche se piccolo di stazza aveva una forza incredibile, lottava e imprecava in sardo, diceva che doveva prendere le pecore.
P- lasciatemi bastardi, la pagherete!
Fu portato nel corpo di guardia e messo nella camera di sicurezza. L'allievo Boi invece fu chiamato a rapporto dal capitano nel suo ufficio.
Capitano- Ma dico Boi ma che cazzo stai facendo? Così ti giochi la carriera, stai per prendere i gradi e ti vai ad infognare con quel pastore del cazzo?!-
B- Comandi signor capitano, ma anch'io sono un pastore del cazzo, comandi.
C- Scusa Boi non dovrei parlarti così, in fondo sono io che non riuscivo a gestirmi quello gnomo indemoniato e ti ho chiesto di affiancarti a lui, anzi... per dire la verità ultimamente non stava dando più noie, ma che cazzo è successo? Fammi capire.-
B- Comandi Signor Capitano....-
C- Basta Boi, parla pure tranquillamente, stai a riposo e siediti, fammi capire, fai finta per un attimo di non essere un militare.-
B- Vede capitano, Piras ha riconosciuto le sue pecore dai campanacci già quand'erano a circa un chilometro di distanza.-
C- No questo è troppo, ma che cazzo dici Boi?! Mi stai prendendo per il culo? Un chilometro? Avrà delle orecchie, mica un radar?-
B- Chiedo scusa Signor Capitano, mi faccia terminare la prego. Piras ha riconosciuto le pecore dai campanacci, anche perché ogni gregge ha un suo rumore, poi ha avuto la conferma quando le ha viste vicino alla recinzione, le ha chiamate e si sono avvicinate.-
C- Si, come san Francesco. Senti Boi, devi essere sincero, ma tu.... ci credi davvero a questa storia?
B- Certo! Signor Capitano, se fossero state le mie le avrei riconosciute allo stesso modo.
C- Ma da dove cazzo siete atterrati!? Sembrate due marziani! Senti Boi non so proprio come comportarmi, cosa faresti al mio posto? Con questa storia può essere che mi gioco la carriera, ma anche la tua, lo sai questo? -
B- Signor si Signor Capitano, senta se l'oggetto dell'ipotetico furto fosse stata una autovettura e Piras ne avesse riconosciuto la targa io credo che gli avrebbe creduto, perché non credergli solo perché sono pecore? Si accerti che il furto sia avvenuto realmente e se così dovesse essere informi le autorità competenti, così lei può uscire di scena.
C- Ipotetico furto? Quindi non è neanche sicuro che queste pecore siano state sottratte alla famiglia di Piras? E se le avessero vendute senza avere informato lo gnomo?
B- Appunto Signor Capitano, bisogna accertarsene.-
Il Capitano si alzò in piedi, si tolse il basco di testa e con la mano si sfregava i capelli, cominciò a passeggiare nella stanza con fare pensieroso, ci furono due minuti di lugubre silenzio, e poi....
.
C- Furiere, furiere vai dal quel cane rabbioso e fatti dare il numero di telefono di casa sua.
Furiere- Signor sì Signor Capitano.-
Al telefono.
C-Buonasera, sono il Capitano Capraico e chiamo dalla caserma Terzio, chiedo anticipatamente scusa per l'orario, ma vista l'urgenza non ho potuto farne a meno. No, non si preoccupi, suo figlio Giovanni sta benissimo, no, guardi che non è successo nulla, ascolti signora Piras le devo fare una domanda strana, ma..... le vostre pecore stanno bene? .... rubate?!!! Ma quando signora? Tre giorni fa! Capisco, certo che non potevate dirglielo a vostro figlio, non volevate farlo preoccupare, giustamente, certo... sarebbe stato anche capace di disertare?! No! No! Non credo, signora avete fatto bene, si, certo. Sa....però.... le vostre pecore....ma.... sembrerebbe, insomma ...le avremmo ritrovate,.....ma che grazie....si figuri....in effetti è anche merito di suo figlio, si concordo, proprio un bravo ragazzo, comunque rinnovo le mie scuse e vi auguro una buona nottata.
Boi vai a recuperare quelle fottutissime pecore, che io nel frattempo avverto i carabinieri, portati anche la belva, prima che mi smonti le sbarre della cella.-
B- Grazie Signor Capitano, ha fatto veramente la cosa più giusta, per la famiglia Piras quelle pecore sono tutto.-
C- Boi.... vaffanculo....corri prima che cambi idea, correre!-
Pubblicato su autorizzazione dell'autore Stefano Lai che ringraziamo sentitamente.
Proprietà intellettuale del racconto: Stefano Lai
La foto della copertina è di proprietà B.Ghiani che ne autorizza l'uso per gli usi consentiti.